Screening cardiologico in cani e gatti: guida pratica per i proprietari

Screening cardiologico in cani e gatti: guida pratica per i proprietari

Alcune razze sono predisposte e possono avere patologie cardiache silenti per anni, che diventano rischiose in anestesia o possono evolvere in scompensi. Sapere quando fare un controllo cardiologico significa proteggere davvero il cuore del tuo animale.

In questa pagina trovi informazioni pratiche e due percorsi dedicati: uno per chi vive con un gatto e uno per chi vive con un cane.

Screening cardiologico: utile per i proprietari

Grazie alla collaborazione con la Dott.ssa Marta Claretti (Cardiologia veterinaria) e la Dott.ssa Arianna Pepe, abbiamo creato materiale divulgativo per aiutarti a capire quando è davvero utile programmare un controllo cardiologico.

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Screening cardiologico nei gatti

Molte cardiopatie feline rimangono silenti fino a stadi avanzati. Lo screening cardiologico è fondamentale nei soggetti di razza, nei gatti con familiarità per problemi cardiaci e in quelli che mostrano cambiamenti sospetti.

La razza del tuo gatto potrebbe essere predisposta.

Potrebbero esserci casi familiari con malattie cardiache.

Affaticamento, respiro accelerato o ridotta attività sono segnali importanti.

Il tuo veterinario può consigliarti visita, ecocardiografia ed esami mirati in base alla situazione.

Screening cardiologico nei cani

Alcune razze canine sono particolarmente predisposte allo sviluppo di cardiopatie. Uno screening regolare permette di prevenire rischi in anestesia e nella vita quotidiana.

Verifica se la razza del tuo cane è predisposta.

Chiedi ogni quanto è consigliato un controllo.

Valuta ecocardiografia, ECG, Holter o altri esami utili.

Un controllo in un momento di stabilità clinica permette scelte più sicure per te e per il tuo cane.

Le cardiopatie nella specie canina

Le malattie cardiache nel cane sono frequenti e possono rimanere silenti per anni. Con diagnosi precoce e screening mirati è possibile migliorare la prognosi e prevenire complicanze gravi.

Le cardiopatie nei cani possono essere sia acquisite che congenite. Alcune razze presentano una predisposizione ereditaria importante e richiedono programmi di screening standardizzati. La disponibilità di strumenti diagnostici moderni come ecocardiografia, elettrocardiogramma, Holter e test genetici permette oggi una diagnosi molto più precoce rispetto al passato.

Cardiomiopatia dilatativa (DCM)

È una patologia miocardica grave e frequente nelle razze predisposte, in particolare nel Dobermann, Irish Wolfhound e Alano. Spesso presenta una fase silente in cui il cane sembra sano ma sviluppa aritmie rilevabili solo con Holter.

Le linee guida raccomandano screening annuale dai 2–3 anni nelle razze predisposte. Una diagnosi tardiva comporta un’aspettativa di vita di pochi mesi.

Cardiomiopatia aritmogena (ARVC)

È caratterizzata dalla sostituzione del tessuto muscolare con tessuto fibroadiposo, predisponendo a gravi aritmie ventricolari. È stata inizialmente descritta nel Boxer, ma Bulldog Inglesi e Francesi possono manifestare forme identiche.

Lo screening consigliato: ecocardiografia + Holter 24 ore.

Malattia valvolare mitralica degenerativa (MMVD)

È la cardiopatia acquisita più comune nel cane, tipica delle razze piccole come Cavalier King Charles, Barboncino e Chihuahua. Si tratta di una patologia progressiva: inizialmente non causa ingrandimento cardiaco, ma può evolvere fino allo scompenso.

Cardiopatie congenite

Sono presenti fin dalla nascita e spesso riconoscibili già nei primi mesi. La diagnosi precoce è fondamentale perché molte di esse possono essere trattate con tecniche interventistiche moderne.

In sintesi

Le cardiopatie canine richiedono attenzione, diagnosi precoce e screening regolari nelle razze predisposte. Tecniche moderne come ecocardiografia Doppler, ECG, Holter e test genetici permettono oggi di intervenire molto più tempestivamente, migliorando qualità e aspettativa di vita.

Documentazione redatta dalla Dott.ssa Marta Claretti, DVM, Dipl. ECVIM-CA (Cardiology)
con la collaborazione della Dott.ssa Arianna Pepe, DVM, e NARCOSVET

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Il consulto a distanza non sostituisce in alcun modo la visita clinica in presenza. I consulti Narcosvet hanno finalità informativa e orientativa:

FAQ – Cardiopatie canine: diagnosi e gestione specialistica

Informazioni generali sulle cardiopatie

Le patologie cardiache sono una causa frequente di morbilità e mortalità nei cani. Colpiscono soprattutto i soggetti adulti o anziani, ma possono manifestarsi anche in cani giovani appartenenti a razze predisposte.

Molte forme sono acquisite, ma esistono anche cardiopatie congenite che si manifestano nei primi mesi di vita.

Le principali cardiopatie che colpiscono i cani sono:

1. Cardiomiopatia dilatativa (DCM)
2. Cardiomiopatia aritmogena (ARVC)
3. Malattia valvolare mitralica degenerativa (MMVD)
4. Difetti cardiaci congeniti, come il dotto arterioso pervio o le stenosi valvolari.

L'evoluzione della medicina veterinaria permette una diagnosi precoce delle cardiopatie tramite tecnologie non invasive. Tra queste:

Ecocardiografia Doppler
Elettrocardiogramma (ECG)
• Monitoraggio Holter per la rilevazione delle aritmie
• In alcuni casi, test genetici mirati.

Cardiomiopatia dilatativa (DCM)

La DCM è una delle patologie miocardiche più comuni nel cane. È caratterizzata da una riduzione della capacità sistolica del muscolo cardiaco, cioè della sua capacità di contrazione.

Nel tempo questo processo porta a una dilatazione progressiva del cuore, fino all’insorgenza dello scompenso cardiaco.

Il Dobermann è una razza in cui la DCM è frequente, spesso ereditaria e con decorso particolarmente insidioso e aggressivo.

Altre razze predisposte sono il Levriero Irlandese (Irish Wolfhound) e l’Alano, in cui l’esordio è generalmente in età giovane-adulta (2–5 anni), spesso nei maschi.

Nelle razze predisposte, come Dobermann e Irish Wolfhound, la DCM può avere una fase silente o “occulta” iniziale, durante la quale il cane appare clinicamente normale.

In questa fase sono già presenti alterazioni aritmiche o ecocardiografiche. È frequente la comparsa di aritmie precoci, rilevabili mediante monitoraggio Holter.

Se la diagnosi avviene in fase clinica conclamata, la prognosi è grave, con un’aspettativa di vita di pochi mesi.

Nei Dobermann adulti, la prevalenza della DCM varia tra il 30% e il 60%, e fino al 30% di questi può morire improvvisamente a causa di aritmie ventricolari complesse.

L’inizio tempestivo della terapia, se la malattia viene rilevata precocemente, può ritardare la comparsa dello scompenso cardiaco e ridurre il rischio di morte improvvisa.

Malattia valvolare mitralica degenerativa (MMVD)

La Malattia Valvolare Mitralica Degenerativa (MMVD) è la malattia cardiaca acquisita più comune nel cane, costituendo circa il 70–80% di tutti i casi di patologia cardiaca canina.

La MMVD è tipica delle razze di piccola taglia. Le razze maggiormente predisposte includono:

Cavalier King Charles Spaniel, Barboncino, Bassotto, Chihuahua, Shih Tzu, Yorkshire Terrier e Bichon Frisé.

La valvola mitrale si trova tra atrio e ventricolo sinistro. In seguito alla degenerazione, i lembi valvolari si ispessiscono e non riescono più a chiudersi perfettamente.

Questo determina un reflusso di sangue nell’atrio sinistro, percepito all’auscultazione come un soffio cardiaco.

Il proprietario deve riferire tempestivamente al veterinario segnali come:

• intolleranza all’esercizio
• perdita di peso
• difficoltà respiratoria
• perdita di coscienza
• aumento del volume addominale

È consigliato monitorare la frequenza respiratoria a riposo: in un soggetto sano non supera i 30 atti al minuto. Un suo aumento può essere segno di peggioramento.

Cardiomiopatia aritmogena (ARVC)

L'ARVC è una patologia caratterizzata dalla progressiva sostituzione del miocardio del ventricolo destro con tessuto fibroadiposo.

Questo processo predispone il cane allo sviluppo di aritmie ventricolari che possono essere potenzialmente letali.

Il Boxer è la razza in cui questa patologia è stata inizialmente identificata e maggiormente studiata.

Evidenze scientifiche recenti mostrano che anche i Bulldog Inglesi e i Bulldog Francesi possono sviluppare forme cliniche indistinguibili da quelle del Boxer.

I cani affetti possono manifestare sincope (svenimento), intolleranza all’esercizio, segni di scompenso destro (come l’ascite) e, in alcuni casi, la morte improvvisa può essere l'unica o la prima manifestazione clinica.

Screening e prevenzione

Per le razze predisposte alla DCM, le linee guida raccomandano uno screening cardiologico annuale a partire dai 2–3 anni di età.

Questo screening deve sempre affiancare l'esame ecocardiografico al monitoraggio Holter, poiché la forma precoce della malattia può essere rilevata solo con la combinazione di queste due metodiche.

Per la MMVD, lo screening raccomandato prevede l’auscultazione cardiaca annuale.

Se viene rilevato un soffio cardiaco, si procede con l’esecuzione di un esame ecocardiografico per valutare gravità e impatto emodinamico del difetto.

Sebbene meno frequenti, le cardiopatie congenite sono clinicamente significative. La diagnosi precoce, spesso nei cuccioli, modifica in modo sostanziale la prognosi.

Sono infatti disponibili diverse opzioni terapeutiche di cardiologia interventistica. Un’accurata auscultazione già nelle prime fasi di vita è fondamentale per identificare soffi sospetti e avviare gli approfondimenti necessari.

Cardiopatie nella specie felina

Le patologie cardiache del gatto sono frequenti, spesso silenti e possono manifestarsi solo in fase avanzata. L’HCM è la cardiomiopatia più comune e richiede programmi di screening regolari.

Il gatto tende naturalmente a mascherare i sintomi, e molte cardiopatie rimangono non diagnosticate fino alle fasi avanzate. La cardiomiopatia ipertrofica (HCM) rappresenta il 60–70% delle cardiomiopatie diagnosticate. La prevalenza nella popolazione generale varia dal 10% al 15%, ma aumenta nettamente nelle razze predisposte, dove assume un’importante componente genetica.

Che cos’è la cardiomiopatia ipertrofica (HCM)

L’HCM è una malattia primaria del muscolo cardiaco caratterizzata da ispessimento anomalo del miocardio, in particolare del ventricolo sinistro e del setto interventricolare, non attribuibile a patologie sistemiche.

Questo ispessimento provoca disfunzione diastolica, dilatazione atriale, possibile ostruzione del tratto di efflusso e ridotta riserva cardiaca, rendendo il gatto vulnerabile a stress, anestesia e sforzi improvvisi.

Conseguenze della malattia

L’HCM può rimanere silente per anni e manifestarsi improvvisamente con edema polmonare, versamento pleurico, aritmie, tromboembolismo aortico o morte improvvisa.

Alcuni gatti geneticamente predisposti non svilupperanno mai la malattia clinica, mentre altri possono progredire rapidamente nonostante controlli regolari.

Razze predisposte

Maine Coon e Ragdoll sono le razze in cui sono state identificate mutazioni del gene MYBPC3, responsabili di forme ereditarie di HCM. Nello Sphynx è stato proposto il gene ALMS1 come potenziale gene associato alla malattia, con esordio spesso più precoce.

Aspetti genetici

Le mutazioni genetiche non equivalgono automaticamente alla malattia. Molti soggetti eterozigoti sviluppano forme lievi o tardive, mentre l’ambiente e altri geni modificatori influenzano pesantemente la progressione.

Per questo motivo test genetici ed ecocardiografia devono essere usati insieme.

Screening raccomandato

L’esame ecocardiografico è fondamentale e raccomandato:

– A 12 mesi nei gatti di razza – Prima dell’accoppiamento – Prima di procedure anestesiologiche – Annualmente nei soggetti predisposti

Complicanze comuni

Edema polmonare, versamento pleurico, aritmie, tromboembolismo aortico (ATE) e morte improvvisa sono tra le complicanze più frequenti.

Circa il 10–15% dei gatti con HCM sviluppa ATE nel corso della vita.

In sintesi

L’HCM è una malattia complessa e variabile, ma riconoscibile precocemente grazie a uno screening corretto. Le moderne tecniche ecocardiografiche e la maggiore comprensione dei fattori genetici permettono di identificare i soggetti a rischio prima dei sintomi, migliorando gestione e qualità di vita.

Documentazione redatta dalla Dott.ssa Marta Claretti, DVM, Dipl. ECVIM-CA (Cardiology)
con la collaborazione della Dott.ssa Arianna Pepe, DVM, E NARCOSVET

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FAQ: Cardiomiopatia ipertrofica felina (HCM)

La Cardiomiopatia Ipertrofica è una malattia primaria del muscolo cardiaco (miocardio). È caratterizzata da un ispessimento anomalo del miocardio, specialmente della parete del ventricolo sinistro e del setto interventricolare, non causato da altre patologie sistemiche come l’ipertensione o l’ipertiroidismo.

L’HCM è di gran lunga la patologia cardiaca più comune nei gatti, costituendo fino al 60–70% delle cardiomiopatie diagnosticate. La sua prevalenza stimata nella popolazione generale varia dal 10% al 15%.

L'ispessimento del miocardio determina una disfunzione diastolica, per cui il cuore non riesce a rilassarsi in modo efficace e a riempirsi adeguatamente. Questo porta a una dilatazione atriale progressiva e a una ridotta riserva cardiaca, che rende il gatto vulnerabile a sforzi improvvisi, stress o anestesia.

In alcuni gatti, l'HCM può causare un'ostruzione dinamica del tratto di efflusso ventricolare sinistro, dovuta al SAM (systolic anterior motion) del lembo mitralico.

Nelle razze predisposte l’HCM assume una chiara componente ereditaria. La componente genetica è stata oggetto di numerosi studi che hanno portato all’identificazione di mutazioni ereditarie.

Razze con mutazioni documentate:

Maine Coon: mutazione MYBPC3-A31P. Circa il 40–50% dei soggetti omozigoti sviluppa un quadro tipico di HCM, con rischio nettamente maggiore di forme clinicamente rilevanti e precoci.

Ragdoll: mutazione MYBPC3-R820W, spesso associata a manifestazioni più gravi e a insorgenza più rapida rispetto alla forma del Maine Coon.

Sphynx: è stata rilevata una mutazione nel gene ALMS1 significativamente associata alla presenza di HCM.

Molte altre razze mostrano un’elevata prevalenza, con meccanismi di ereditarietà probabilmente complessi e poligenici.

No, la mutazione genetica non equivale automaticamente a malattia clinica. Studi longitudinali mostrano che fattori ambientali, ormonali e altri geni modificatori giocano un ruolo significativo nello sviluppo della patologia.

Nei Maine Coon eterozigoti, ad esempio, la penetranza è inferiore, con un fenotipo spesso lieve o tardivo.

L’HCM è nota per la sua capacità di rimanere clinicamente silente per lunghi periodi. Molti gatti affetti non mostrano sintomi finché non si verificano eventi acuti.

Quando la malattia progredisce, può evolvere in:

Insufficienza cardiaca congestizia, che si manifesta con edema polmonare o versamento pleurico; aritmie; formazione di trombi nell’atrio sinistro con rischio di tromboembolismo aortico.

Le complicanze più temute includono:

Edema polmonare: manifestazione classica dello scompenso cardiaco, con respirazione difficoltosa e, nei casi più gravi, respiro a bocca aperta.

Tromboembolismo aortico (ATE): caratterizzato da paralisi improvvisa degli arti posteriori, dolore severo e ipotermia degli arti colpiti. Circa il 10–15% dei gatti con HCM sviluppa ATE durante la vita.

Morte improvvisa: spesso associata ad aritmie non documentate, possibile anche in gatti giovani e senza diagnosi precedente.

Lo screening è fondamentale perché il gatto tende a mascherare i sintomi fino alle fasi tardive e l’HCM può rimanere silente per molto tempo. Lo screening regolare permette di identificare i soggetti a rischio prima dell’insorgenza dei sintomi clinici.

L’esame ecocardiografico è l’esame di riferimento per la diagnosi e viene raccomandato:

• a dodici mesi di età nei gatti di razza;
• prima di una procedura in anestesia generale (ad esempio per sterilizzazione/castrazione) o prima dell’accoppiamento;
• con cadenza annuale, salvo diversa indicazione medica.

È importante utilizzare test genetici ed ecocardiografia insieme, poiché uno non può sostituire l’altro a causa della complessità genetica della malattia. Dopo aver accertato l’ipertrofia cardiaca, possono essere necessari ulteriori accertamenti (pressione arteriosa, esami ematici, funzionalità tiroidea) per individuare eventuali cause sistemiche che contribuiscono al quadro cardiologico.